
Un'alimentazione sempre più orientata verso la scelta di cibi leggeri e moderatamente calorici ha contribuito al successo delle carni bianche in tavola: pollo e vitello sono le più usate in cucina, ma anche il tacchino, l'oca, l'agnello e il coniglio sono oggi molto apprezzati, non solo nelle classiche versioni della cucina regionale, ma anche nelle rivisitazioni estrose proposte dai grandi chef. Una regola che vale per tutti i tipi di carne bianca, e che rappresenta una differenza rispetto alla carne rossa, è la delicatezza necessaria in cottura: la cottura al sangue, per esempio, è quasi sempre sconsigliabile, come quella alla griglia. Un'ipotetica scala di tempi e impatto di cottura parte, infatti, dal grado più delicato, dedicato alle carni bianche, e sale man mano che si passa alle principali carni rosse (manzo, maiale,
cavallo) sino a raggiungere l'apice per le cosiddette carni "nere" cioè la selvaggina. L'età dell'animale, come per la carne rossa, gioca un ruolo fondamentale per la durezza della carne: più tardiva sarà la macellazione e meno tenera sarà la carne.
I valori nutrizionali sono simili a quelli della carne rossa. Pollo e tacchino, per esempio, contengono proteine nobili, ricche di aminoacidi essenziali, minerali e ferro, con il vantaggio però di essere più tenere, più povere di grasso, quindi più digeribili. Altro vantaggio è il loro basso contenuto calorico che le rende ideali per diete ipocaloriche.