LE ZUPPE E LE MINESTRE. UNA STORIA ANTICA


I termine zuppa ha origini antiche: sembra infatti derivare dal gotico suppa, che significa semplicemente "fetta di pane inzuppato". Questa fetta di pane inzuppata aveva nel Medioevo, e ancora prima nell'antichità, una curiosa funzione: serviva come "piatto" per gli altri cibi, come carni e verdure. L'origine del termine minestra è invece da ricercarsi nel verbo minestrare, che rimanda al latino ministrare, nel senso di servire o amministrare; questa ipotesi riconduce all'usanza che voleva che la minestra fosse servita da un unico membro della famiglia a tutti gli altri, facendo di questa preparazione il piatto conviviale per eccellenza. Due parole diverse e due origini quasi opposte, dunque, che però rimandano a un unico concetto: la presenza radicata di zuppe e minestre nella storia dell'uomo. C'è addirittura chi pensa che queste preparazioni, insieme ad alcune rudimentali focacce, siano state fra le prime a essere state ideate già in epoca preistorica. Non è infatti da escludersi che fra i primi alimenti della storia gastronomica vi siano state delle elementari zuppe a base di acqua, legumi e carne. L'utilizzo dell'acqua sarebbe proprio servito per mescolare meglio e ammorbidire i cibi, processo questo che avrà un ulteriore e notevole miglioramento con la scoperta del fuoco, anche se inizialmente non esistevano recipienti per la cottura resistenti al calore. Si tratta comunque soltanto di congetture, e ancora una volta non resta che un solo dato certo: l'unione indissolubile fra storia dell'uomo e storia gastronomica.
Bisogna poi notare che oggi esistono, nel mondo e nell'area mediterranea in particolar modo, innumerevoli ricette di zuppe e minestre. Questo è un segno evidente che il genere ha sempre riscosso grande successo, si tratti delle comunissime e diffusissime zuppe "povere" dei contadini piuttosto che dei consommé e dei potage consumati tra le classi più agiate. Nella preparazione e nella classificazione dei cosiddetti potage, forse proprio a causa della loro antichissima e in qualche modo "primitiva" origine, regnò a lungo parecchia confusione. Il grande chef Georges Auguste Escof-fier scrisse che i potage dell'antichitàerano da considerarsi come piatti completi, e comprendevano spesso e volentieri, oltre a una base liquida (quella che oggi s'intende come vero e proprio potage), l'aggiunta di carni di ogni tipo o pesce. Era questa l'eredità di un tipo di cucina basata non sull'equilibrio e su un percorso gastronomico ben definito del pranzo o della cena, bensì unicamente sull'appagamento dell'appetito degli ospiti. Insomma, l'abbondanza prima di tutto, spesso anche a scapito del buon gusto. È notevole, poi, il fatto che la tradizione culinaria italiana vanti un gran numero di ricette che comprendono zuppe e minestre. Questa varietà, spesso e volentieri articolata per regione, dimostra ancora una volta la vitalità di queste preparazioni. Basti pensare alla zuppa di rane lombarda (rivisitando questa ricetta, Gustavo Marchesi scrisse: Tre cose che nascono nell'acqua - riso, rane e crescione - finiscono la loro vita insieme, annegate nel brodo"), oppure alle varie minestre e zuppe del Trentino spesso a base di funghi, alla sopa coàda veneta (con brodo di carne e piccioni), al caciucco livornese, alle numerosissime zuppe di pesce sparse un po' ovunque nel centro e nel sud dell'Italia, o alla minestra "maritata" Questo piatto gustosissimo e probabilmente d'origine popolare presenta molte analogie con la olla podrida spagnola, vale a dire una zuppa densa a base di cibi di recupero come carne, verdura e spezie cotti per un tempo lunghissimo nel caratteristico e resistente recipiente in coccio, la olla. Come per la minestra "maritata" (che a Napoli è conosciuta anche come "pignato grasso"), anche per la olla podrida esistono molte varianti, diverse in base alla zona e al gusto. A questo
proposito molto spesso alcune alternative della minestra maritata diventano piatti basati su ingredienti raffinati e su complesse alternanze di sapori. Insomma, in Italia e nel mondo si trova una varietà pressoché infinita di minestre e zuppe, a testimonianza non soltanto della loro bontà ma anche della grande vitalità di queste preparazioni.